"La Terapia Bioenergetica"

(pubblicato su "Clinicanova", periodico di informazione della Casa di Cura "Villa Silvia")

Il corpo come luogo privilegiato per l’espressività emozionale


Le righe che occuperanno questa pagina vogliono essere uno spazio per far conoscere ai lettori la psicoterapia Bioenergetica. Non solo.
L’intento è anche quello di  trascrivere le mie esperienze, presso la Casa di cura “Villa Silvia” come conduttore di Classi di esercizi di Bioenergetica, con persone affette da patologie alcool-correlate associate a disturbi di natura psichiatrica.
L’esperienza concreta con questa tipologia di utenti mi ha permesso di accogliere e raccogliere sensazioni, impressioni ed emozioni che ogni paziente, grazie al lavoro corporeo, è capace di verbalizzare.
L’emergere dei processi corporei (stati energetici) è come una narrazione attraverso il corpo: il corpo racconta la sua storia mediante l’analisi della grammatica relazionale implicita sul libro del corpo con i suoi movimenti, rigidità, incertezze, schemi corporei, posture, respirazione.
L’utilizzo delle Classi di esercizi bioenergetici qui a Villa Silvia, come attività riabilitativa e, se vogliamo anche terapeutica, permette di esplicitare le potenzialità applicative dell’approccio dell’Analisi Bioenergetica nel campo nevrotico e psicotico.
L’Analisi Bioenergetica è una psicoterapia olistica a mediazione corporea che lavora su un doppio canale: mente e corpo.
Essa lavora con tre diverse modalità: la psicoterapia individuale dove il processo terapeutico si snoda tra terapeuta e cliente, la terapia di gruppo in cui il terapeuta fa da mediatore e dà sostegno all’intero gruppo e infine la Classe di esercizi di Bioenergetica.
“Bioenergetica” deriva da Bioenergia ed indica il flusso e il processo energetico di ogni persona, la respirazione e il metabolismo energetico. L’energia in senso lato è ciò che ci mantiene vivi e vitali (forza, benessere, coraggio, apertura, aggressività) in rapporto positivo con la realtà che ci circonda,  in grado di agire efficacemente nel mondo.
Alexander Lowen, psichiatra psicoterapeuta, ideatore dell’Analisi Bioenergetica, afferma che “il corpo non mente”. Con tale espressione Lowen sostiene che il linguaggio del corpo è autentico poiché ci comunica direttamente quello che succede dentro noi stessi (rabbia, paura, tristezza, gioia, solitudine, eccitazione,….).
Le esperienze di classi di esercizi con gli alcolisti permettono una lettura e non una interpretazione dei movimenti di natura compulsiva e ripetitiva.
Nonostante le mie sollecitazioni verbali a camminare per lo spazio della stanza in ordine sparso, il gruppo si ostina inconsapevolmente a camminare in fila circoscrivendo il perimetro della stanza. Tale modalità riflette forse una resistenza dell’alcolista alla differenziazione individuale, ad emergere cioè come identità unica ed irripetibile a favore di un amalgama dove l’Io può confondersi nella dipendenza e nell’oralità del ‘noi gruppale’.
L’alcolista più di ogni altra persona non ha percezione alcuna del proprio corpo se non quando l’alcool accelera o inibisce in modo inadeguato l’espressività delle emozioni come la rabbia, l’eccitazione, la tristezza, la gioia, il dolore. L’alcool sembra essere qualcosa che nel “qui ed ora” nutre e sostiene emotivamente il Sé della persona ossia la propria identità corporea, emotiva e ideativa.
L’assunzione della sostanza alcolica permette alla persona di esprimersi, di essere riconosciuta come tale anche se inadeguatamente nel tempo e nello spazio.
Il corpo in bioenergetica non è quello statico ed “organico” oggetto della scienza medica ma è un corpo che esprime la globalità e l’unicità della persona partendo dal principio dell’identità funzionale tra psichico e corporeo.
Sia S. Freud in passato che gli studi attuali delle neuroscienze sulle emozioni e sulla memoria hanno confermato a livello sperimentale le intuizioni di Lowen, consentendo anche una ridefinizione teorica delle sue basi fondanti.
Quest’ultimo sosteneva infatti la tesi freudiana secondo cui l’Io, essenzialmente corporeo, è “la complessa struttura umana organizzata come individuo cosciente e caratterizzata dalla possibilità di autopercepirsi. L’Io vive e si riconosce vivere nel proprio corpo”. (Freud)
La percezione, essendo corporea, mette la persona a diretto contatto con il proprio corpo, con i propri confini corporei e quindi con l’Io. Essa è l’aspetto propriocettivo ma anche la consapevolezza che include gli aspetti viscerali e muscolo-scheletrici.
Ogni emozione s’innesta sempre su una percezione sensoriale che è una percezione del Sé, cioè del proprio corpo.
Il corpo così come è rappresentato nel cervello costituisce l’indispensabile cornice di riferimento per i processi neurali che avvertiamo come mente. Le nostre azioni e i pensieri impiegano il corpo come riferimento. Le nostre menti non sarebbero quello che sono se non fosse per l’azione reciproca di mente e cervello.(Damasio, 1995)
Il contenuto essenziale dell’emozione di fondo è la mappa di un particolare stato corporeo, il substrato è l’insieme delle configurazioni neurali corrispondenti allo stato del corpo e dalle quali emergono immagini mentali di quello stato. Lo  stato del corpo è l’essenza del sentimento, la modalità di pensiero accompagna quello stato corporeo, e il tema dei pensieri è in armonia con il genere di emozione percepita. Il sentimento della tristezza, ad esempio, non ha a che fare solamente con una modalità di pensiero inefficiente, inceppato, con un numero limitato di idee, imperniate su temi negativi, ma soprattutto con la percezione del malessere del corpo, o della mancanza di forza per andare avanti.
Vi è una precisa corrispondenza tra l’espressione corporea, cioè gli schemi motori delle emozioni e i circuiti cerebrali corrispondenti, ma non sempre con gli aspetti cognitivi. Tutti i dati disponibili sostengono infatti l’ipotesi secondo cui certe aree emotive del cervello possono funzionare in condizioni di particolare disconnessione dalle aree cognitive.
Molte volte quando non siamo in grado di identificare il pensiero che causa l’emozione, abbiamo la sensazione di essere visitati da emozioni e sentimenti senza una apparente spiegazione.
Secondo Lowen l’individuo non può non portare, se non attraverso il corpo, la comunicazione del proprio disagio. La sofferenza psichica viene percepita primariamente nel corpo come dolore o disagio e poi nella mente.
Più una persona è emozionalmente disturbata più è lontana dal contatto con il proprio corpo e non è radicata nella propria realtà interna ed esterna, non “ha i piedi per terra”, non è radicata cioè, per usare i termini di Lowen, non è ‘grounded’.
Incredibile ma illuminante fu la sensazione che una paziente, durante il lavoro sui piedi con il bastoncino di legno, espresse con angoscia: “Non riesco più a respirare……il cuore mi batte forte, la salivazione è eccessiva e mi viene da vomitare”. Io, conduttore della classe, mi avvicinai per darle un contatto alla schiena e guardandola le dissi che in quel momento ero lì per lei. Questo rimando, anche se di breve durata, le consentì di sentirsi in preda all’angoscia, di essere padrona di sé stessa con il sostegno e l’energia del gruppo.  
Il lavoro corporeo che conduco durante le classi di esercizi bioenergetici con gli alcolisti prevede una serie di movimenti ed esercizi centrati sul corpo i quali seguono un paradigma di carica-scarica delle energie corporee.
La prima fase di ogni Classe di esercizi si basa sul radicamento (inteso come ancoraggio alla propria realtà corporea, psichica, emozionale) dove la persona inizia ad avere un contatto con il principio di realtà che, inizialmente è corporeo e ad autopercepirsi come persona fisica e psichica e non come semplice prodotto di una struttura mentalizzata e “medicalizzata”.   
Va chiarito che il radicamento non è uno stato ma un processo, soprattutto un processo dialettico; ogni persona ha un suo radicamento in funzione del momento di vita e delle esperienze infantili. Lowen insiste molto sul grounding contatto saldo dei piedi e delle gambe con la terra, la Madre Terra che ci sostiene e ci nutre. Le gambe e i piedi hanno un ruolo essenziale nelle reazioni fisiologiche ed emotive dell’individuo poiché lo mettono in maggior contatto con la realtà del terreno su cui vive, ossia la realtà sociale e personale.
A tal proposito vorrei riportare le espressioni di un paziente con problematiche legate all’alcool associate a sintomatologie di tipo psichiatrico, mentre camminava per lo spazio della stanza insieme a tutto il gruppo: “Non lo so cosa mi sta succedendo…..mi viene da vomitare(silenzio)…..ho la nausea (silenzio)……mi vengono in mente ricordi negativi della mia infanzia”.
A questa fase segue un momento di scioglimento generale delle tensioni muscolari del corpo.
La respirazione accompagna ogni movimento poiché Lowen (1990) ritiene che limitare il respiro è una forma di difesa che mettiamo in atto per reprimere le emozioni.
Il respiro è inoltre connesso con il succhiare primitivo, come riporta Lowen (1975) rispetto all’associazione tra il succhiare, il bere e il fumare(dipendenza questa che si sviluppa di più nell’alcolista astinente).
I due fenomeni dell’inspirazione e dell’espirazione andrebbero ad animare l’area addominale che contiene alcuni sentimenti (angoscia, tristezza, disperazione) con l‘effetto di percepirli e contattarli.
La fase centrale della classe è caratterizzata invece da esperienze di espressione a livello individuale o in coppia. Segue una fase a terra in cui la persona ha la possibilità di ascoltare, registrare, raccogliere e integrare l’esperienza precedente. La classe si conclude con una fase di “ritorno in piedi” per riportare la persona a contatto con la realtà in modo integrato e centrato.
La chiusura del lavoro corporeo prevede un feedback verbale dove la persona ha la possibilità di condividere le sensazioni corporee e i vissuti emotivi.
Le sensazioni corporee coprono la vasta gamma dell’enterocezione, vale a dire la percezione degli stati interni dell’organismo (senso di pesantezza, gonfiore, tensione, sensibilità vestibolare, cinestesica, propriocettiva)  e dell’esterocezione (discriminazione e localizzazione tattile, vibrazione e movimento della superficie corporea, discriminazione termica e dolorifica, visione centrale e periferica, udito).
A tal proposito mi giunge il ricordo di un’espressione di un paziente: “Finalmente mi sento intero anche se completamente intorpidito…….non mi è capitato mai di sentire il mio corpo……”
Il senso del corpo è continuamente presente anche se si può non accorgersene, dal momento che rappresenta non una parte specifica di qualcosa del corpo, ma piuttosto uno stato complessivo di quasi tutto ciò che vi è in esso.

Dott.sa Alessandra Vecci

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